Notule
(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)
NOTE
E NOTIZIE - Anno XVIII – 01 maggio 2021.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org
della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia”
(BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi
rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente
lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di
pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei
soci componenti lo staff dei
recensori della Commissione Scientifica
della Società.
[Tipologia del
testo: BREVI INFORMAZIONI]
Coronavirus:
il problema delle varianti evidenzia la follia di non chiudere le frontiere. Chiunque si sia occupato del rischio epidemico dovuto
a un nuovo agente infettivo sa bene che da tempo immemorabile, seguendo una delle
linee-guida classiche dell’OMS, si istituisce un cordone sanitario intorno all’area
in cui è sorta la nuova malattia infettiva per impedirne la diffusione. Si tratta
di una misura di prevenzione secondaria, ossia non essendo stato possibile prevedere
l’acquisizione di potere patogeno da parte di un ceppo batterico o virale,
oppure la comparsa ex-novo per selezione di un nuovo batterio o virus patogeno,
si attuano misure preventive a beneficio della parte rimanente della
popolazione: se si tratta di un microrganismo con elevato potere patogeno e
alta virulenza (capacità di moltiplicazione in vivo) si procede isolando
gli ammalati, individuando i portatori (quando esistono) e sottoponendoli a
trattamento in isolamento, e poi cercando di tracciare tutti i contatti per
sottoporli ad accertamenti e trattamento.
Tutto ciò viene
posto in essere da unità mediche specializzate in malattie infettive ed esperte
nel trattamento e nella gestione di malattie contagiose gravi, che affrontano
con le idonee strutture ospedaliere, con gli ausili logistici, gli strumenti
tecnologici, i presidi protettivi, i protocolli procedurali per escludere la
possibilità anche più remota di entrare in contatto con l’agente patogeno. In questo
modo si è evitato e si continua ad evitare – ad esempio nelle più povere e
vulnerabili zone di missione – che un focolaio epidemico generi una pandemia. È
vero che in molti casi si tratta di agenti patogeni la cui trasmissione
richiede un contatto fisico, del tipo di quello richiesto per il micobacterium leprae
(agente eziologico della lebbra) o di malattie del circuito oro-fecale (come
nel caso del vibrio colerae),
ma non mancano i virus respiratori a trasmissione aerea. Ad esempio, nel caso
di SARS-CoV-1 e del virus della MERS, i due coronavirus che hanno preceduto
SARS-CoV-2, il rischio di diffusione non era molto inferiore; la differenza la
fece l’individuazione precoce e l’isolamento in reparti speciali di affetti e
contatti (in Italia si ebbero solo 4 casi di infezione da SARS-CoV-1, di cui
solo due certi perché confermati da test). Si operò con un vero isolamento precoce
quando i casi erano pochissimi; non la presa in giro del rimandare a casa i
positivi nel cosiddetto “isolamento domiciliare” non controllato che ha infettato
interi condomini – e noi ne abbiamo le prove – come se si fosse trattato di una
normale influenza e non di una malattia con elevato rischio di morte.
Come avevamo
previsto un anno fa, sperando nell’aiuto di una tempestiva vaccinazione di
massa per scongiurare quanto purtroppo è accaduto, lasciare liberamente
circolare e moltiplicarsi esponenzialmente il virus ha dato luogo a un numero
impressionante di varianti. In realtà non sappiamo quante siano realmente in
questo momento. Ne sono state isolate, confermate e ratificate oltre 1000.
Preoccupa la variante Svizzera di cui sono stati registrati in Italia – nel momento
in cui scriviamo – già nove casi, perché ai primi test sembra resistente ad
almeno due dei vaccini attualmente in uso; le varianti indiane sembrano anche
più pericolose di quelle sudafricana e sudamericana.
L’equivalente
del “cordone sanitario” è la chiusura delle frontiere. Il criterio di
prevenzione secondaria avrebbe previsto – come chiedevamo dall’estate dello scorso
anno – l’ammissione dei soli vaccinati provenienti da paesi in cui l’epidemia è
sotto controllo. Le frontiere aperte, anzi la promozione del turismo dall’estero
in Italia mentre si era in zona rossa, sono state la peggiore di tutte le
follie compiute nella pessima gestione dell’emergenza pandemica.
La chiusura eventuale
della frontiera con il paese dal quale è già arrivata una variante – che ha
tutto il tempo di diffondersi a decine di migliaia di persone perché non si
dispone dei test per scoprirla fino a quando non è diventata una grave minaccia
aggiuntiva nel paese di origine e poi si mette a punto anche in Italia la prova
per rilevarla – è un’idiozia imperdonabile, responsabile della morte di tante
persone.
I casi – si spera
rari, e per il momento isolati – di persone che avevano contratto l’affezione
da SARS-CoV-2 superandola, si sono poi vaccinati e ora hanno contratto di nuovo
la malattia COVID-19 per contagio con una variante proveniente dall’estero sono
totalmente nella responsabilità di chi non ha voluto per diabolico perseverare
dallo scorso anno adottare la più semplice, razionale e tradizionale misura di
buon senso per proteggere una popolazione.
Coronavirus:
la riapertura decisa contro il parere del CTS, dei medici e di tutte le persone
di buon senso. Il 27 aprile
del 2020 con 1.739 nuovi casi eravamo in lockdown;
un anno dopo, il 27 aprile 2021, con 10.404 nuovi contagiati (e numeri molto
più alti nei giorni precedenti) si riapre, senza aver mai realmente chiuso e,
soprattutto, con varianti che trasmettono la malattia con concentrazioni aeree
di SARS-CoV-2 molto più basse e si sviluppano con elevata frequenza in giovani
e giovanissimi. Oggi in una sola regione, come la Campania, abbiamo più
contagiati al giorno di quanti se ne avevano lo scorso anno in tutta Italia
mentre si era ancora in lockdown.
Perché, dopo questo
lunghissimo periodo di mezze misure sempre inefficaci e sempre conservate,
continuando con oltre 300 morti al giorno si riapre, con la percentuale di
vaccinati tra le più basse fra i paesi europei con condizioni epidemiologiche
comparabili con la nostra? Il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) non era
favorevole a questa decisione, ma è stato ignorato. Perché il criterio preventivo
che ha consentito ad altri paesi come la Cina di uscirne dall’anno scorso non deve
essere mai applicato? Perché non riaprire sulla base del raggiungimento di un
obiettivo anche minimo, ma ancora una volta prescindendo da tutto e in
condizioni nemmeno lontanamente paragonabili a quelle del 18 maggio dello scorso
anno?
Notule
BM&L-01 maggio 2021
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